E qui nasce il problema, anche io m’innamoro degli uomini piu’ intelligenti di me…sallo! 😀
…..
Alcune migliaia di anni dopo…
.
Passarono i secoli ed il teatro greco evolse il suo volto mistico contraendolo e corrugandolo fino a nasconderlo dietro la maschera del teatro Elisabettiano. Ci ritroviamo così ad una delle primissime prove per la messa in scena di quello che fu e sarà un noto spettacolo.
Alfonso –nel ruolo di–> Romeo
Marta –nel ruolo d–i> Giulietta
Marco –nel ruolo di–> un altro personaggio
Il palco è tutto montato e pesanti tendaggi rosso porpora sembrano voler cadere da un secondo all’altro e nascondere i giovani attori all’inesistente pubblico, solo pochi curiosi vengono a vedere le prove e generalmente.. o sono guardoni di scena.. o sono in cerca di attori per la propria compagnia. Dal palco si può facilmente contare quanto pubblico si ha, semplicemente facendo la semplice addizione dei fili di fumo che si alzano dalle poltrone.
Sulla scena una giovane e bella ragazza, dalla recitazione molto convincente, si protende verso il suo amato, che, se pure in bellezza non lascia nulla a desiderare… forse come attore potrebbe impegnarsi un poco di più, poco più in la c’è un terzo attore che osserva la scena. Comunque, ad ascoltare i commenti del pubblico e del direttore di scena la coppia funziona, e i due giovani sono così convincenti nel ruolo di innamorati che il pubblico stesso è convinto che lo siano anche nella realtà.
Alle loro spalle, splendide opere d’arte troneggiano, sono le quinte di scena! il modo più efficace e ammirevole per portare il mondo che è la fuori fin sopra un palco da recitazione!
Un giovane ragazzo si alza e battendo tre volte le mani apre la bocca e:
I tre ragazzi si avviano dietro le quinte.
Dal pubblico si vede un sottile filo di fumo muoversi verso il palco:
disse il filo di fumo
Il fumo salì sul palco seguito subito sotto da un uomo con una folta barba, girò dietro il palazzo della nobile fanciulla e fece due colpetti di tosse. Aveva appena trovato Giulietta (alias Marta) avvinghiata in un appassionato abbraccio con Marco (il terzo personaggio).
disse il filo di fumo.
Finite le prove il filo di fumo attese qualche minuto, poi usci dal teatro per una via secondaria ed entrò in un vicoletto. In questo luogo incontrò nuovamente Marta, questa volta avvinghiata ad Alfonso, Marco intanto si guardava intorno e prendeva una tirata di tabacco.
rispose la ragazza
Il signor F… si irrigidì:
Passò ancora qualche tempo, poi il signor F… si risvegliò bambino e, dopo aver colpevolizzato i genitori per tutte le sue insicurezze finalmente crebbe e decise di affrontare la questione del dentro e del fuori, del conscio e del subconscio, del mondo protetto, semplificato in cui si rinchiudevano i suoi pazienti più gravi e di come tirare fuori dalla loro mente i loro peggiori incubi. Imparò a distillare paure, e a scacciare le ombre facendo giungere le menti che aveva di fronte alla pura consapevolezza del loro reale aspetto. Dentro e fuori, ma il dentro può diventare fuori? Ciò che è dentro si può estrarre? E così le fobie prendevano forma di ricordi nelle teste dei malati, e vedendo la luce dolorosa della verità, questi cominciavano a piangere lacrime liberatorie.
Un giorno il dottor F.. si mise ad urlare in faccia al suo primo e più recidivo paziente:
Il mito della caverna, che hai citato in questa bella foto-poesia, è qualcosa che ancora non abbiamo capito fino in fondo. Ogni volta si può credere di averlo compreso, ma grazie alla sua profondità è in grado di attraversare i secoli scoprendosi solo poco alla volta. Noi siamo coloro che stanno camminando nella caverna del mito della caverna. Conosciamo il racconto ma ancora vi siamo dentro, sappiamo la fine, ma ancora non la conosciamo.
La magia di questo mito sta nel fatto che può essere raccontato in mille forme, e che può essere raccontato anche da chi è ancora dentro la caverna.
Grazie ancora per questa bella Foto-poesia che mi ha fatto sognare tanto!
Mio cybernetico ragazzo, che piacere riaverti qui, e che piacere leggerti. Io cosi criptica e tu cosi generoso di parole.
Grazie a te per regalarmi i tuoi racconti, a loro volta generati dalle mie foto-grafie. Un bacio.
Ti adoro Francesco! Non smettere mai di scrivere e, dopo aver assolto ad i tuoi impegni universitari, t’invito ad aprire un blog per poter esprimere la tua creativita’ nella liberta’ di pensiero.
Lo so rubicorno, ed e’ per questo che apprezzo molto le tue fotografie. La mia parte “dark” ti segue sia sul blog che sul modaiolo FB.
Ma ricorda…senza luce non vi e’ buio e viceversa 😉
C’é il testo di una canzone di Joni Mitchell che parla bene di questo tema: “Shadows and lights” http://jonimitchell.com/music/song.cfm?id=14
…ma non bollarmi come un seguace dei Cure, ho i miei momenti luminosi anch’io 😉
Più la guardo e più la amo questa foto. Rappresenta veramente un guardare oltre e un guardarsi dentro.
Purchè non sia solo un guardare sterile, ma un “moto a luogo” a cui andare. Se me la metto come desktop ti scoccia?
Piu’ sei presente con le tue parole piu’ il mio lavoro prende carburante per il suo cammino.
Grazie Elisabetta…mi scoccia? DEVI e attendo questo premio da te. Ti bacio
L’alito trasforma una tenda in muro portante.
Ed i sospiri lo dissolvono…
O i singhiozzi.
Quelli rimangono in gola, l’importante e’ dargli il giusto valore.
Il mio maestro mi disse di singhiozzare sempre a gola spalancata.
Presentamelo, magari ne possiamo discutere. 😀
😉
è l’altalena della vita
TADS
Stasera mi trovi in un mood not bad, questa altalena non e’ equilibrata…anyway, nice to meet u!
veramente notevole
Notevol-mente, allora, ti ringrazio.
la mente notevole è la tua…
e io mi innamoro delle donne piu intelli-genti di me
e tu lo sei
sallo
E qui nasce il problema, anche io m’innamoro degli uomini piu’ intelligenti di me…sallo! 😀
…..
Alcune migliaia di anni dopo…
.
Passarono i secoli ed il teatro greco evolse il suo volto mistico contraendolo e corrugandolo fino a nasconderlo dietro la maschera del teatro Elisabettiano. Ci ritroviamo così ad una delle primissime prove per la messa in scena di quello che fu e sarà un noto spettacolo.
Alfonso –nel ruolo di–> Romeo
Marta –nel ruolo d–i> Giulietta
Marco –nel ruolo di–> un altro personaggio
Il palco è tutto montato e pesanti tendaggi rosso porpora sembrano voler cadere da un secondo all’altro e nascondere i giovani attori all’inesistente pubblico, solo pochi curiosi vengono a vedere le prove e generalmente.. o sono guardoni di scena.. o sono in cerca di attori per la propria compagnia. Dal palco si può facilmente contare quanto pubblico si ha, semplicemente facendo la semplice addizione dei fili di fumo che si alzano dalle poltrone.
Sulla scena una giovane e bella ragazza, dalla recitazione molto convincente, si protende verso il suo amato, che, se pure in bellezza non lascia nulla a desiderare… forse come attore potrebbe impegnarsi un poco di più, poco più in la c’è un terzo attore che osserva la scena. Comunque, ad ascoltare i commenti del pubblico e del direttore di scena la coppia funziona, e i due giovani sono così convincenti nel ruolo di innamorati che il pubblico stesso è convinto che lo siano anche nella realtà.
Alle loro spalle, splendide opere d’arte troneggiano, sono le quinte di scena! il modo più efficace e ammirevole per portare il mondo che è la fuori fin sopra un palco da recitazione!
Un giovane ragazzo si alza e battendo tre volte le mani apre la bocca e:
I tre ragazzi si avviano dietro le quinte.
Dal pubblico si vede un sottile filo di fumo muoversi verso il palco:
disse il filo di fumo
Il fumo salì sul palco seguito subito sotto da un uomo con una folta barba, girò dietro il palazzo della nobile fanciulla e fece due colpetti di tosse. Aveva appena trovato Giulietta (alias Marta) avvinghiata in un appassionato abbraccio con Marco (il terzo personaggio).
disse il filo di fumo.
Finite le prove il filo di fumo attese qualche minuto, poi usci dal teatro per una via secondaria ed entrò in un vicoletto. In questo luogo incontrò nuovamente Marta, questa volta avvinghiata ad Alfonso, Marco intanto si guardava intorno e prendeva una tirata di tabacco.
rispose la ragazza
Il signor F… si irrigidì:
Passò ancora qualche tempo, poi il signor F… si risvegliò bambino e, dopo aver colpevolizzato i genitori per tutte le sue insicurezze finalmente crebbe e decise di affrontare la questione del dentro e del fuori, del conscio e del subconscio, del mondo protetto, semplificato in cui si rinchiudevano i suoi pazienti più gravi e di come tirare fuori dalla loro mente i loro peggiori incubi. Imparò a distillare paure, e a scacciare le ombre facendo giungere le menti che aveva di fronte alla pura consapevolezza del loro reale aspetto. Dentro e fuori, ma il dentro può diventare fuori? Ciò che è dentro si può estrarre? E così le fobie prendevano forma di ricordi nelle teste dei malati, e vedendo la luce dolorosa della verità, questi cominciavano a piangere lacrime liberatorie.
Un giorno il dottor F.. si mise ad urlare in faccia al suo primo e più recidivo paziente:
Il mito della caverna, che hai citato in questa bella foto-poesia, è qualcosa che ancora non abbiamo capito fino in fondo. Ogni volta si può credere di averlo compreso, ma grazie alla sua profondità è in grado di attraversare i secoli scoprendosi solo poco alla volta. Noi siamo coloro che stanno camminando nella caverna del mito della caverna. Conosciamo il racconto ma ancora vi siamo dentro, sappiamo la fine, ma ancora non la conosciamo.
La magia di questo mito sta nel fatto che può essere raccontato in mille forme, e che può essere raccontato anche da chi è ancora dentro la caverna.
Grazie ancora per questa bella Foto-poesia che mi ha fatto sognare tanto!
Mio cybernetico ragazzo, che piacere riaverti qui, e che piacere leggerti. Io cosi criptica e tu cosi generoso di parole.
Grazie a te per regalarmi i tuoi racconti, a loro volta generati dalle mie foto-grafie. Un bacio.
Ma grazie di che! E’ un piacere!
Ps: Manca la prima parte del testo…. 😦
volendo potresti ripescarla da Fb e ricaricarla…
Ecco la prima parte (quella mancante):
…..
Alcune migliaia di anni dopo…
.
Ti adoro Francesco! Non smettere mai di scrivere e, dopo aver assolto ad i tuoi impegni universitari, t’invito ad aprire un blog per poter esprimere la tua creativita’ nella liberta’ di pensiero.
L’oscurità piena di mistero del dentro mi attira di più. Interior-mente.
Lo so rubicorno, ed e’ per questo che apprezzo molto le tue fotografie. La mia parte “dark” ti segue sia sul blog che sul modaiolo FB.
Ma ricorda…senza luce non vi e’ buio e viceversa 😉
C’é il testo di una canzone di Joni Mitchell che parla bene di questo tema: “Shadows and lights” http://jonimitchell.com/music/song.cfm?id=14
…ma non bollarmi come un seguace dei Cure, ho i miei momenti luminosi anch’io 😉
Non c’e’ buio senza luce, non c’e’ luce senza buio…monocromatica-mente 😉
Fuori o dentro a volte è lo stesso.
Caro Topper, io credo che guardarsi dentro sia molto piu’ difficile…
Difficile è anche guardare davvero gli altri, ciò che ci circonda, il mondo. Spesso si vede soltanto. Guardare è ben altro.
Io gli altri li “annuso”, cosa assai diversa.
È un altro… senso.
Es-atto! 🙂
Più la guardo e più la amo questa foto. Rappresenta veramente un guardare oltre e un guardarsi dentro.
Purchè non sia solo un guardare sterile, ma un “moto a luogo” a cui andare. Se me la metto come desktop ti scoccia?
Piu’ sei presente con le tue parole piu’ il mio lavoro prende carburante per il suo cammino.
Grazie Elisabetta…mi scoccia? DEVI e attendo questo premio da te. Ti bacio
Grazie. Un bacio dove nasce l’empatia.
Come uno sguardo attra-verso una finestra può far volare verso nuovi inimmaginabili mondi stupendi
E come lo stesso possa farti vedere meglio cio’ che e’ sempre stato in te.
Già. Decisamente. Come attraversare lo specchio di alice